Le parole di Giuseppe Marotta a Rai Radio 1
Società
— 8 nov 2021Le dichiarazioni del CEO Sport nerazzurro, intervenuto nel corso della trasmissione “Radio anch'io sport”
MILANO - Il CEO Sport nerazzurro Giuseppe Marotta è intervenuto nel corso della trasmissione “Radio anch'io sport” di RAI Radio 1. Queste le dichiarazioni:
Ieri si è giocato un bellissimo derby, è un’occasione persa per l’Inter?"Ci tengo a sottolineare come questo sia stato un bellissimo spot per il mondo del calcio, la partita è stata vista in 150 paesi, 60.000 circa gli spettatori presenti, una partita giocata a viso aperto, emozionante, con grande correttezza da parte dei giocatori in campo, belle coreografie e compattezza da parte dei tifosi. Poi il rammarico rimane perché noi abbiamo tentato di ottenere l’intera posta ma non ci siamo riusciti, merito anche dell’avversario".
È il calcio della civiltà? "Si, il calcio è un fenomeno anche sociale, di forte aggregazione e ieri è stato un esempio".
Cosa può avere l’Inter più del Milan nella corsa Scudetto? "Siamo in una fase interlocutoria del campionato, se guardiamo le partite giocate noi siamo la squadra che ha giocato 7 partite fuori casa e 5 in casa, bisognerebbe almeno arrivare a fine girone andata. La differenza è rappresentata dal fatto che anche il Milan è cresciuto nella gestione Pioli e ha raggiunto un livello massimo e sta giocando un ruolo autorevole di candidato per lo Scudetto, sarà difficile controbattere questo valore ma noi siamo campioni in carica e dobbiamo onorare la maglia e lo scudetto vinto. Quest’anno comunque vedo un bellissimo campionato".
A che punto è l’accordo tra Inter, Milan e Comune di Milano per lo stadio? "Le cose stano procedendo nel verso migliore, è una forte esigenza che i due club hanno, c’è una comunione di intenti con il Comune, le proprietà dei club sono favorevoli a proseguire, per cui io auspico che si possa partire quanto prima perché uno stadio rappresenta per tutto il Club non solo un asset patrimoniale ma un contenitore emozioni, dà un senso di appartenenza ai tifosi, è un’esigenza importante".
Ieri si è giocata una partita di coppa tra 2 “italiane” per spirito in campo e alla fine della partita, con tante strette di mano. Un calcio così non ha bisogno che qualcuno intervenga di più sul piano di regolamenti?"È un regolamento che spesso risulta secondo alcune interpretazioni un po’ ambiguo e dev’essere continuamente rivisto anche alla luce del cambiamento della parte agonistica in campo: oggi la velocità è completamente cambiata e quindi anche il regolamento si deve adeguare a questo. Il regolamento viene dettato e formato dall’IFAB che è composto da componenti del calcio anglosassone senza una rappresentanza europea omogenea, e le regole sono spesso frutto di decisioni di persone che non conoscono tutte le dinamiche. La speranza è che all’interno di questo organismo ci sia una figura di coordinamento fatta da Collina e che possa mitigare questi scompensi che ci sono".
Nelle ultime settimane avete lavorato sui rinnovi, a proposito di questo, per Insigne siete spettatori interessati?"Noi siamo concentrati su questa rosa, gran parte di loro sono Campioni d’Italia e questo va riconosciuto. La squadra sta rispettando le aspettative, siamo omogenei nei reparti, per cui credo che a gennaio non faremo cambiamenti ma l’attività di monitoraggio è già in atto per la programmazione futura".
L’introduzione del VAR ha aumentato la confusione per certe cose. È giusto per limitarlo per le situazioni oggettive?"Il VAR è stato introdotto da qualche anno e io come credo le classi dirigenziali siamo favorevoli alla tecnologia dove serva per limitare gli errori, poi anche il VAR non è sufficiente per debellarli tutti. Sicuramente da quando è stato introdotto ci sono state delle modifiche regolamentari e quindi bisogna proseguire su questa strada, perché la tecnologia possa limitare ancor di più errori dando sempre una certezza alla principale attività dell’arbitro di campo che deve decidere autonomamente".
Le società hanno lanciato grido allarme per questa crisi, ma i costi sono ancora troppo alti. Come se ne esce?"Il nostro Presidente Federale per quanto riguarda il fenomeno Italia sta lavorando bene, ma il fenomeno di difficoltà è europeo se non mondiale. L’impatto della pandemia ha generato danni per 1 miliardo e 100 milioni, quindi dobbiamo mitigare soprattutto il costo di lavoro che oggi è sproporzionato rispetto ai ricavi che sono contenuti. Serve un modello di sostenibilità che riduca i costi, una valorizzazione delle risorse e maggior attenzione della politica sul nostro mondo, con interventi sulla fiscalità, come accettare la nostra richiesta di rateizzazione dei contributi e delle tasse sugli stipendi dei calciatori. Il problema non è economico ma soprattutto finanziario".
Il futuro dell’Inter sarà ancora con Suning?"Sicuramente sì, la proprietà e il Presidente nel tempo hanno profuso centinaia di milioni di euro, hanno confermato la volontà di proseguire, in un modello che sicuramente non potrà essere più quello di prima ma di sostenibilità quasi interna ma questo non ci spaventa perché si può ottenere con una competenza e creatività anche di mercato, per garantire quello che abbiamo come obiettivo, l’ambizione fa parte integrante del nostro Club e questo è garantito".
Non è ancora arrivata una vittoria negli scontri diretti, come si può migliorare questo dato?"Rispetto a una valutazione ampia può essere un difetto che possiamo migliorare ma quello che ci conforta sono le prestazioni altamente positive della squadra, non abbiamo sfruttato le occasioni, anche ieri le occasioni per vincere le abbiamo avute, direi che dobbiamo essere più cinici e furbi nel sfruttarle".
La Superlega ha finito il suo percorso? "La superlega principalmente è nata come un grande campanello di allarme per il fenomeno italiano ma anche europeo di un modello che non garantiva più sostenibilità e continuità, quindi questo campanello deve portare a un modello europeo che garantisca questo, quindi anche da parte degli organismi internazionali, bisogna capire che i calendari devono essere fatti rispettando il rischio d’impresa che corrono i club e magari una maggiore elargizione dei compensi visto che questi tornei sono molto appetibili. Quest’anno per la prima volta il UEFA ha varato 3 tornei e quindi direi che il calcio visto a livello europeo è un calcio che rende ed è giusto che anche i club vengano tenuti in considerazione".