La dignità di una maglia
Inter Campus
— 10 ore faTra pozzanghere e aquiloni, il nero e l’azzurro sono un grido di gioia nella polvere di Cateura
ASUNCION - I camion del trasporto rifiuti si fanno più fitti, sbucano dagli angoli delle strade, rallentano e sobbalzano, superando a passo d’uomo i dissuasori di velocità lungo il percorso. È questo il primo segnale che dal centro città ci si sta avvicinando a Cateura, il grande immondezzaio a cielo aperto della capitale. Ma ci sono altri due elementi che danno il benvenuto nel quartiere: la polvere e l’odore. I colori sono sbiaditi, perché se non li ha consumati il sole li ha lavati via la pioggia. Qui si vive di acquazzoni e giornate torride, esondazioni, allagamenti e afa, a rotazione. Il clima influenza l’aria, che può diventare irrespirabile secondo la direzione del vento. Anche i vestiti si impregnano delle esalazioni provenienti dalla discarica.
Per i bambini di Inter Campus e per le loro famiglie, questo posto significa casa. Le mamme aspettano i figli tornare dagli allenamenti, si fanno i compiti su tavolini di fortuna e poi si torna in strada, a giocare tra le pozzanghere o con gli aquiloni. Le scarpe sono sporche di fango, gli sguardi profondi sembrano un invito a entrare nell’intimità di ciascuno. C’è molta umanità in un contesto in cui microcriminalità e violenza sono purtroppo parte del quotidiano.
Nemmeno la maglia dell’Inter sfugge alle dinamiche di Cateura: si impolvera, negli anni perde le scritte, le ore in campo la rendono sbiadita, a volte bucata. Eppure c’è qualcosa di diverso. L’arrivo del nuovo donativo ogni anno senza dubbio aiuta a gestire il normale consumo, ma sono le cure dei bambini a fare la differenza, ad essere più minuziose verso un oggetto tanto prezioso per il suo valore simbolico. Si stagliano i sorrisi, sullo sfondo della discarica, così grandi da far dimenticare le difficoltà, almeno per quell’ora di allenamento. È proprio qui che l’azione di Inter Campus trova la sua ragion d’essere più forte, nella miseria dignitosa che ha voglia di lottare e che, rinvigorita dal pallone, si eleva a cultura. L’educazione al rispetto, di se stessi, del proprio corpo e dello spirito, insieme all’attenzione verso gli altri: dalla famiglia agli amici, gli allenatori, gli avversari.
Le nuove maglie sono un punto esclamativo in mezzo ai rifiuti. Un grido di gioia che dice “Noi siamo qua!”. Mantenere vividi i colori, significa lasciare accesa la speranza.