Da una Stella all’altra: una storia nerazzurra
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— 24 mag 202458 anni dopo la prima, l’Inter conquista la sua Seconda Stella: un racconto di trionfi e leggende
Tutte le grandi storie iniziano così: “C’era una volta…”. Anche la nostra comincia così: c’era una volta una Grande squadra, capace di vincere in Italia, in Europa e nel Mondo. Portava la maglia a strisce nerazzurre, vantava campioni del calibro di Armando Picchi, Luis Suarez, Giacinto Facchetti, Mario Corso e Sandro Mazzola ed era guidata da un Mago, un allenatore argentino di nome Helenio Herrera. Questa squadra vinse tutto, entrò nella leggenda e la sua formazione divenne una poesia da mandare a memoria. Furono proprio loro che conquistarono il Decimo Scudetto della storia dell’Inter nel 1966, la Prima Stella che segnò l’inizio di un nuovo capitolo: quello che arriva fino ad oggi, il giorno in cui i nerazzurri vincono il loro 20° Scudetto e si appuntano sul petto la Seconda Stella. Un capitolo da ripercorrere attraverso le sue pietre miliari.
1970/71: LO SCUDETTO DELL’ORGOGLIO
È il 22 novembre 1970: l’Inter perde in casa del Napoli e dopo sette giornate si trova a meno 7 dai partenopei, primi in classifica, e a meno 6 dal Milan secondo. I nerazzurri hanno iniziato il campionato con Heriberto Herrera in panchina, ma da due giornate il tecnico è stato sostituito da Giovanni Invernizzi. La sconfitta di Napoli è la molla che risveglia l’orgoglio dei campioni: i reduci della Grande Inter Facchetti, Corso, Burgnich e il capitano Mazzola stilano una tabella, immaginando i risultati dei nerazzurri e delle avversarie per provare a immaginare una rimonta che sembra impossibile. Impossibile per tutti, tranne che per l’Inter, che inizia una marcia inarrestabile. Nel girone di ritorno i nerazzurri battono il Milan per 2-0 grazie ai gol di Corso e Mazzola, poi sconfiggono il Napoli 2-1 con una straordinaria doppietta di Boninsegna. La rimonta non è più un miraggio, e viene completata con la vittoria dello Scudetto: il 2 maggio 1971 l’Inter batte 5-0 il Foggia a San Siro, un match aperto da un meraviglioso gol di Boninsegna in rovesciata, mentre il Milan viene sconfitto a Bologna. I nerazzurri sono campioni d’Italia per l’11ª volta: il Corriere della Sera dell’epoca dice che il trionfo è frutto “dell’impetuoso, furente, irresistibile inseguimento dei nerazzurri, splendidi e rudi nella loro carica”, dettato da “carattere, saldezza morale, vigoria fisica e consapevolezza delle proprie forze. Un’indiscussa e indiscutibile superiorità”. Facchetti dice che è “la vittoria della vecchia guardia”, Corso che si tratta de “l’impresa più memorabile nella storia del campionato italiano”. La tabella è rispettata, Boninsegna è capocannoniere con 24 gol: quello che sembrava impossibile si è realizzato.
1979/80: “LA VITTORIA È UNA LUNGA PAZIENZA”
Il 12° Scudetto nerazzurro ha un sapore particolare: se nel 1971 si vince di rincorsa, questa volta l’Inter comanda dall’inizio alla fine. Alla prima giornata pareggiano tutti, tranne i nerazzurri che battono il Pescara 2-0 con un autogol di Domenichini e la rete di Gabriele Oriali. È un campionato dominato dai nerazzurri, capitanati da Graziano Bini: nel girone d’andata l’Inter batte il Milan 2-0 con un’indimenticabile doppietta di Evaristo Beccalossi, poi sconfigge la Juventus a San Siro per 4-0 grazie a una tripletta di Alessandro Altobelli e a un gol di Muraro. Spillo è una sentenza, segna 15 gol e trascina l’Inter allo Scudetto. La vittoria per 1-0 (gol di Oriali) contro il Milan nel derby di ritorno segna il solco decisivo: il 27 aprile 1980 l’Inter conquista aritmeticamente il Tricolore. I nerazzurri affrontano la Roma a San Siro: i giallorossi si portano in vantaggio con Pruzzo, Oriali sigla il pareggio, poi gli ospiti tornano davanti con una rete di Turone. La partita sembra destinata a concludersi con questo risultato, i tifosi pensano di dover rimandare la festa: all’88’ Roberto Mozzini segna l’unico gol della sua carriera nerazzurra, un gol che significa Scudetto. L’Inter vince così l’ultimo campionato di Serie A giocato solo da calciatori italiani: un trionfo nato dalla programmazione e da un lungo lavoro iniziato tre anni prima con Eugenio Bersellini in panchina, come sottolinea Sandro Mazzola - diventato dirigente – parafrasando Gustave Flaubert: “la vittoria è una lunga pazienza”.
1988/89: UN TRIONFO DA RECORD
Nove anni più tardi l’Inter torna a vincere lo Scudetto: lo fa al termine di una stagione esaltante, meravigliosa, irripetibile. I nerazzurri, guidati in panchina da Giovanni Trapattoni, vengono eliminati dalla Fiorentina in Coppa Italia prima dell’inizio del campionato: forse però quella sconfitta diventa il momento decisivo della stagione. I nerazzurri si compattano, si uniscono, il gruppo diventa squadra. Il gruppo è una miscela perfetta: il nucleo storico formato da capitan Beppe Baresi, Beppe Bergomi, Walter Zenga e Riccardo Ferri si amalgama al meglio con i nuovi arrivati Nicola Berti, Andreas Brehme e Lothar Matthaus. Nel girone d’andata i nerazzurri battono Roma, Sampdoria e Milan in un derby fondamentale grazie a un gol di Aldo Serena, capocannoniere del torneo con 22 gol. Il percorso prosegue con i pareggi contro Juventus e Napoli. In tutto il campionato l’Inter perde solo due partite e diventa inarrestabile: l’avversario principale è il Napoli di Diego Armando Maradona. Lo Scudetto arriva il 28 maggio 1989 a San Siro con una vittoria nello scontro diretto: l’Inter va in svantaggio, poi Berti trova il pareggio con un gran tiro che viene deviato da Fusi. Il sigillo sul trionfo porta la firma di Matthaus: il tedesco segna il gol del 2-1 con una punizione imprendibile, potente e precisa. Una sassata che regala lo Scudetto: San Siro esplode, la festa può iniziare. “Un’Impresa sportivamente esaltante per contenuti tecnici, spettacolo di gioco, continuità di rendimento e serietà di comportamenti. È la vittoria di tutti”, queste le parole del presidente Ernesto Pellegrini, che rivela che Aldo Serena gli aveva predetto la vittoria del titolo dopo il successo contro il Pisa alla 2ª giornata. L’Inter frantuma record: 58 punti, 26 vittorie, Scudetto con 4 giornate d’anticipo: Bergomi dice che è il giorno più bello della sua vita, Matthaus afferma che un titolo in Italia vale come tre in Germania. Tanti campioni, ma più di tutto conta il collettivo e la concretezza di una squadra da record.
2005/06: LA PROFEZIA DI GIACINTO
Si può vincere uno Scudetto anche nel mese di luglio: è quello che accade all’Inter nel 2006. Un’estate difficile, forse la più complessa nella storia del calcio italiano, scosso da vicende che hanno poco a che fare con i valori che lo sport dovrebbe insegnare. In questo scenario l’Italia vince il Mondiale giocato in Germania, poi il 26 luglio la giustizia sportiva assegna all’Inter il campionato 2005/06, 14° Scudetto della storia nerazzurra. Un titolo tanto atteso e inseguito dall’Inter, che l’anno successivo porterà con orgoglio il Tricolore sul petto. Uno Scudetto che era stato “profetizzato” dall’allora Presidente Giacinto Facchetti, che dopo un’eliminazione in Coppa Italia contro la Juventus nel febbraio 2004 fece i complimenti ai suoi ragazzi: “Avete giocato una grande partita. E state tranquilli, perché se vi comporterete sempre così vincerete molto”. Profezia avverata: nel 2005/06 l’Inter vince Scudetto, Coppa Italia e Supercoppa Italiana.
2006/07: UNA MARCIA INARRESTABILE
Il 15° Scudetto nerazzurro è una marcia trionfale: un percorso che parte da una vittoria per 3-2 a Firenze, nel ricordo di Giacinto Facchetti, scomparso qualche giorno prima. I nerazzurri ottengono subito un’importante vittoria all’Olimpico alla 3ª giornata per 1-0 (gol di Crespo) contro la Roma, avversaria di quella stagione: è un passo che segnerà un cammino inarrestabile, lastricato di successi e record. L’Inter di Roberto Mancini rimane imbattuta fino alla sfida di ritorno contro i giallorossi, giocata il 18 aprile: nel mezzo i nerazzurri vincono due derby spettacolari per 4-3 (Crespo, Stankovic, Ibrahimovic, Materazzi) e 2-1 in rimonta (Cruz, Ibrahimovic) e vincono 17 partite consecutive segnando un primato nella storia del campionato italiano. Il titolo arriva a Siena il 22 aprile 2007: l’eroe è Marco Materazzi, protagonista di un’annata magica iniziata con il trionfo nel Mondiale di Germania 2006. Matrix segna 10 gol in campionato, ma la sua doppietta all’Artemio Franchi di Siena regala all’Inter il 15° Scudetto: il gol decisivo per il 2-1 contro i bianconeri arriva su rigore, con Marco che rimane implacabile segnando anche la ripetizione del penalty decisivo. L’Inter chiude con 97 punti in classifica, all’epoca record per la Serie A, 30 vittorie, una sola sconfitta e un titolo conquistato con 5 giornate d’anticipo. Le parole di capitan Javier Zanetti riassumono perfettamente la stagione: “Meritiamo questa vittoria e questo Scudetto. È lo Scudetto di tutti gli interisti, soprattutto di Facchetti, Prisco e Lorenzi, che è stato l’ultimo a lasciarci. È come se fossero qui con noi”.
2007/08: VOLATA PER CUORI FORTI
Dopo due Scudetti consecutivi l’Inter si presenta al via della stagione 2007/08 con l’obiettivo di fare tris. I nerazzurri partono fortissimo, vincono 4-1 in casa della Roma con i gol di Ibrahimovic, Crespo, Cruz e Cordoba, poi a Natale vincono in rimonta il derby contro il Milan per 2-1 grazie alle reti di Cruz e Cambiasso. Nel girone di ritorno gli uomini di Mancini rallentano, lo scontro diretto con la Roma finisce 1-1, con Javier Zanetti che segna un gol importantissimo nel finale del big match. Il finale del campionato è un thriller pieno di colpi di scena: l’Inter ha tre match point per vincere, ma il titolo non arriva contro Cagliari, Milan e Siena. Si decide tutto negli ultimi 90’: il 18 maggio i nerazzurri vanno in trasferta a Parma, mentre la Roma gioca fuori casa con il Catania, con i ducali e gli etnei in lotta per la salvezza. All’intervallo i giallorossi, in vantaggio, sono virtualmente campioni d’Italia considerato lo 0-0 di Parma: al 51’ però entra in campo Zlatan Ibrahimovic, segna una meravigliosa doppietta e regala il Tricolore all’Inter. L’immagine del trionfo è quella di Dejan Stankovic in ginocchio sotto il diluvio, che prende a pugni il prato del Tardini, sfinito dopo una stagione durissima: la felicità sta nelle lacrime di Esteban Cambiasso, infortunato e assente nella partita decisiva. Il 16° Scudetto, vinto nell’anno del Centenario, è un trionfo per cuori forti, fortissimi: cuori pieni di passione e amore, come quelli di tutti i tifosi nerazzurri.
2008/09: POKER NERAZZURRO
Una celebre frase del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa recita “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. È un po’ quello che succede all’Inter nel 2008/09, uguale e diversa allo stesso tempo rispetto alle sue versioni precedenti: sono tanti i giocatori reduci dalla vittoria dei tre Scudetti, ma in panchina c’è un nuovo allenatore, José Mourinho. I nerazzurri tirano il gruppo già nelle fasi iniziali del campionato, creando un solco che né Milan, né Juventus saranno poi in grado di colmare. Nel girone d’andata l’Inter stravince all’Olimpico contro la Roma per 4-0 (due gol di Ibrahimovic, uno a testa per Stankovic e Obinna), poi batte la Juventus a San Siro grazie a una rete di Sulley Muntari. Nella fase decisiva del torneo i nerazzurri vincono di nuovo il derby con i gol di Adriano e Stankovic, quest’ultimo tra i protagonisti principali del trionfo interista, pareggia per 3-3 contro la Roma a San Siro (doppietta di Balotelli e rete di Crespo) e per 1-1 a Torino con la Juventus con un’altra rete di Mario Balotelli. Per festeggiare è solo questione di tempo: l’aritmetica arriva il 16 maggio 2009, con la sconfitta del Milan in casa dell’Udinese. L’Inter chiude con 84 punti, 10 in più di Juventus e Milan, Ibrahimovic è il capocannoniere con 25 gol. “Non è facile vincere quattro Scudetti di fila. Abbiamo avuto continuità, tutta la squadra ha creduto nei propri mezzi”: parola di capitan Zanetti. Tutto è cambiato, ma tutto è rimasto uguale: il Biscione è di nuovo campione, è il 17° Scudetto nerazzurro.
2009/10: TRICOLORE E TRIPLETE
Stagione di grazia 2009/10: l’Inter stavolta è cambiata davvero, sono arrivati Thiago Motta, Diego Milito, Lucio, Samuel Eto’o e Wesley Sneijder, oltre a un giovanissimo Marko Arnautovic. Dopo il pareggio con il Bari alla prima giornata i nerazzurri danno subito una straordinaria dimostrazione di forza, vincendo 4-0 il derby in casa del Milan con quattro capolavori firmati da Thiago Motta, Milito, Maicon e Stankovic. La stagione diventa una galleria d’arte, con partite che segnano la storia interista: basti pensare al 5-0 in casa del Genoa e al gol di Stankovic da centrocampo o al mitologico 4-3 in rimonta contro il Siena a San Siro, sigillato da una rete da centravanti di Walter Samuel. Nel girone di ritorno l’Inter frena, perde con la Roma e pareggia a Firenze, trovandosi inaspettatamente dietro i giallorossi in classifica. L’inseguimento dura due giornate, il tempo di vincere due partite fondamentali contro Juventus (con lo straordinario gol di Maicon e la rete di Eto’o) e Atalanta (3-1 firmato Milito, Mariga e Chivu), match tra i quali si colloca la prima delle due sfide di semifinale contro il Barcellona in Champions League. All’ultima giornata, giocata il 16 maggio 2010, l’Inter non ha ancora la certezza del titolo: i nerazzurri affrontano il Siena già retrocesso in trasferta, mentre la Roma va a Verona contro il Chievo. La partita è tesa, difficilissima, il muro bianconero sembra impenetrabile: al 57’ però lo abbatte il Principe Milito, servito in area da capitan Zanetti. Siena diventa ancora una volta la città del destino: finisce 1-0, l’Inter vince il 18° Scudetto. Julio Cesar dice che “un’emozione più bella non può esistere”: sei giorni più tardi però i nerazzurri scrivono la storia battendo il Bayern Monaco a Madrid e completando un Triplete leggendario.
2020/21: ATTESA E SILENZIO
Niente è rumoroso come un profondo silenzio, niente si sente come uno stadio vuoto: la stagione 2020/21 si gioca a porte chiuse a causa della pandemia che ha stravolto e cambiato il Mondo intero. In questo scenario cresce e si sviluppa un’Inter che torna campione d’Italia dopo 11 anni di attesa: non è semplice vivere una stagione così. Volontà ferrea e tanta fame: queste sono le caratteristiche che spingono i nerazzurri a superare le difficoltà. Dopo sette giornate l’Inter di Antonio Conte è a meno 5 dal Milan capolista: inizia un lungo inseguimento, spinto da 8 vittorie consecutive dei nerazzurri tra fine novembre e inizio gennaio. La vittoria per 2-0 contro la Juventus alla 18ª diventa ben presto un passaggio di consegne tricolori: i gol di Vidal e Barella fanno volare l’Inter, che effettua il sorpasso sul Milan nel 22° turno battendo la Lazio per 3-1, risultato fissato dalla doppietta di Lukaku e dal gol di Lautaro Martinez. Il Toro si scatena e nel derby della settimana successiva segna una doppietta: finisce 3-0 per l’Inter (terzo gol di Lukaku) che si porta anche a +4 in classifica. Sono due successi fondamentali, che si collocano all’interno di una striscia di 11 vittorie consecutive all’inizio del girone di ritorno: l’Inter non si guarda più indietro e vola, vola con le corse di Achraf Hakimi e con le prodezze dei suoi attaccanti. Nel finale di stagione Matteo Darmian diventa uomo del destino nerazzurro: le vittorie per 1-0 contro Cagliari e Hellas Verona sono firmate dall’esterno, jolly da spendere in ogni zona del campo. Il 2 maggio 2021 l’Inter vince il suo 19° Scudetto, il giorno dopo aver sconfitto il Crotone a domicilio per 2-0 (Eriksen, Hakimi): il pareggio dell’Atalanta, momentaneamente seconda, contro il Sassuolo scatena la festa nerazzurra. Una festa aspettata da tanti anni, che coinvolge tutto il Mondo nerazzurro: i tifosi non possono riempire gli stadi, ma rimangono negli occhi di tutti le immagini degli interisti radunati fuori da San Siro durante l’ultima giornata di campionato. Il desiderio di omaggiare capitan Samir Handanovic e compagni, di ringraziare una squadra meravigliosa per aver regalato una gioia immensa in un anno difficile: un titolo che porta l’Inter e i suoi tifosi in una nuova dimensione.
2023/24: UN’ANIMA, DUE STELLE
Ora l’Inter ha vinto il suo 20° Scudetto, quello della Seconda Stella. Lo ha fatto vincendo un derby in casa del Milan, evento straordinario che non era mai capitato. Lo ha fatto al termine di una stagione che è stata una sinfonia, suonata da un’orchestra straordinaria, diretta da Simone Inzaghi, allenatore che ha trasformato l’Inter in una macchina perfetta. Un percorso magnifico, partito da lontano, che ha vissuto anche momenti complicati, ma ha toccato vette altissime: un cammino che ha unito come non mai squadra, Società e tifosi, in uno scambio continuo e reciproco di energia. Un campionato che ha visto l’Inter vincere tutte le partite più importanti, dal 5-1 del derby di andata alla doppia vittoria contro la Roma, dalle trasferte contro Atalanta, Napoli e Lazio fino al trionfale scontro diretto di San Siro contro la Juventus. È stato un viaggio straordinario, fatto di tappe e momenti indimenticabili: un viaggio che ci ha portato in giro per l’Italia, “sognando di nuovo il Tricolore”. Ora il Tricolore è arrivato: gli Scudetti sono 20, le Stelle sono due. Lautaro Martinez e compagni possono finalmente festeggiare insieme al popolo nerazzurro.
Questo racconto è arrivato così al suo compimento: da una Stella all’altra sono tanti i campioni, i momenti e le emozioni che hanno segnato la storia dell’Inter, ma soprattutto che hanno caratterizzato la vita di milioni di tifosi nerazzurri: la nostra vita. Dal giorno della fondazione, il 9 marzo 1908, alla vittoria del Decimo Scudetto sono passati 58 anni, esattamente gli stessi trascorsi tra il 1966 e il Ventesimo Scudetto che arriva oggi. Forse era destino: forse si poteva già leggere questa storia guardando il cielo nerazzurro della notte, scritta tra due Stelle.