Ciao Andy: l'ambidestro più forte, interista vero
Legends
— 20 feb 2024In nerazzurro per 4 stagioni, protagonista dello Scudetto dei record, decisivo nella finale dei Mondiali con la Germania: l'Inter ricorda il tedesco, scomparso all'età di 63 anni
Se n'è andato Andreas Brehme: nato nel 1960 ad Amburgo, ha segnato la storia del calcio tedesco decidendo la finale dei Mondiali '90. Un vincente: arriva all'Inter nel 1988 dal Bayern Monaco e in nerazzurro vince uno Scudetto, una Coppa Uefa e una Supercoppa Italiana. Nella sua carriera tanti trionfi: oltre che con la nazionale, con Bayern Monaco e Kaiserslautern.
Se ne va un pezzo di noi. Una parte di gioventù, una parte di quei modi di dire che sono entrati nel nostro immaginario, nella nostra storia. L'Inter dei Record, l'Inter dei tedeschi. Sono formule che usiamo sempre, che continueremo a sfruttare per ricordare una incredibile stagione calcistica, quella di Trapattoni, di Zenga, Bergomi, Ferri, dei tedeschi, dello Scudetto, della Coppa Uefa. Andreas Brehme, Andy per tutti. E' davvero difficile scriverne semplicemente ricordandolo, ora che non c'è più. Perché la sua connessione con l'Inter, con il mondo nerazzurro, con i tifosi, era così forte, salda e quotidiana da rendere questo addio ancora più doloroso. Solo poche settimane fa era a San Siro, a guardare da vicino la sua Inter, a parlare ai canali ufficiali del Club, a prendersi l'abbraccio di un popolo che l'ha sempre adorato. E poi, tutti i giorni, attraverso i suoi profili social, regalava ricordi, pezzi di amarcord di una carriera esaltante, frammenti nerazzurri: ogni giorno, per ribadire il suo legame con l'Inter.
Ha lasciato un solco, nella nostra storia. Lo stesso che ha scavato, lungamente, sulla fascia sinistra. Potenza e naturalezza, classe e versatilità. Non si fa fatica a metterlo nei più grandi giocatori della storia nerazzurra: un terzino talentuoso, determinante, decisivo. "Non sono nato con questo talento, ho lavorato duramente per ottenerlo". Andy aveva da poco finito di scrivere "Ambidestro", il libro sulla sua carriera. Un titolo che è anche un manifesto della sua incredibile abilità: quella di calciare in egual modo con il piede mancino e con quello destro. Una capacità talmente straordinaria da permettergli di tirare il rigore decisivo nella finale dei Mondiali di Italia '90 contro l'Argentina proprio con il destro. Lo segnò all'Olimpico di Roma, quel gol storico: un terzino mancino che segna, di destro, a pochi minuti dal 90' di una finale dei Mondiali, il gol che regala la Coppa del Mondo alla sua nazione. Qualcosa di enorme, gigante. Che i tifosi dell'Inter però, conoscevano bene. E' diventato leggenda, Brehme. Per le sue discese, i suoi rigori, le sue punizioni, i suoi calci d'angolo. Franz Beckenbauer ne ha sempre sottolineato la disciplina, la forza nei duelli.
Lo vediamo ancora lì, Andy: che corre sul prato di San Siro, tenendo con una mano l'enorme Scudetto dispiegato sul prato del Meazza. Il trionfo era stato sancito, qualche settimana prima, dalla punizione del suo amico Lothar. Erano arrivati insieme dal Bayern Monaco, hanno vinto insieme all'Inter e poi con la Germania. E l'anno successivo, con l'arrivo di Klinsmann, avevano composto il trio di tedeschi più famoso della storia del calcio italiano. Quando ha dovuto comporre la squadra più forte scegliendo tra i compagni della carriera, Andreas non ha esitato ha inserire cinque calciatori che hanno vestito il nerazzurro: Zenga, Bergomi, Ferri, Matthaus e Rummenigge. Perché quell filo nerazzurro tra l'ambidestro più leggendario di sempre e il nostro Club, la nostra storia, non si spezzerà mai. Ciao Andy, grande interista.