Focus avversari: il Manchester City
Squadra
— 18 set 2024All'orizzonte i Campioni d'Inghilterra in carica del Manchester City. Comincia il percorso dei nerazzurri in Champions League.
Comincia la Champions League dell'Inter: al City of Manchester Stadium, più che una classica partita di calcio andrà in scena una partita di scacchi tra due squadre che propongono calcio e mettono in mostra trame di gioco moderne e fluide, calcolando ogni singola mossa.
Dall'altra parte del tavolo i 'Citizens', vincitori di sei delle ultime sette edizioni della Premier League. Il sistema di gioco per il Manchester City è solo una formalità: Guardiola ha plasmato e costruito la sua squadra per avere pedine versatili, dalle doti tecniche e fisiche eccellenti, in grado di occupare più posizioni in campo e di scambiarsele a partita in corso, con movimenti continui e perfetti, che lasciano punti di riferimento prossimi allo zero alle squadre avversarie.
I Campioni d'Inghilterra - che non perdono in casa in Champions League dal 2018 - in carica chiedono il pallone, se lo vanno a prendere e lo gestiscono in modo armonioso nel corso dei novanta minuti, come un'orchestra, con un terminale offensivo molto dominante come Erling Haaland.
UNA DIFESA ATIPICA
I 46 risultati positivi consecutivi sotto le luci del City of Manchester Stadium parlano da soli sull'efficacia e il dominio del Manchester City. Il fulcro del gioco dei 'Citizens' è la gestione del pallone e la distribuzione dello stesso rompendo le linee di passaggio, mandando di conseguenza in tilt l'organizzazione della squadra avversaria.
Per farlo, Guardiola nel corso degli anni ha aggiunto costantemente alla sua rosa profili dalle spiccate abilità tecniche, a partire dal reparto difensivo, decisamente atipico ed unico nel suo genere nel panorama calcistico europeo. Una delle rivoluzioni più innovative ad opera di Guardiola è stata la costruzione di una linea difensiva in grado di giocare in modo efficace tanto a tre quanto a quattro e di partecipare alla costruzione del gioco: è composta da elementi alti, veloci, forti fisicamente ed eccellenti con il pallone tra i piedi. Ake, Akanji, Stones, Dias e Gvardiol rispecchiano tutti queste caratteristiche e nonostante abbiano un background da difensori centrali in difese a quattro, Guardiola li ha fatti evolvere in giocatori in grado di occupare più posizioni sulla linea difensiva: Gvardiol e Ake spesso vengono impiegati da esterni nella difesa a quattro o da braccetti sinistri nella difesa a tre; stessa cosa per Akanji, ma sulla destra. Stones invece ormai da due stagioni viene impiegato anche in mediana, occupando un ruolo con compiti tripartiti: abbassarsi sulla linea difensiva, impostare il gioco e alzarsi raggiungendo la trequarti.
Tutti i difensori hanno responsabilità in fase di costruzione, a turno ruotano, si coprono le spalle e partecipano alle trame offensive. Un esempio su tutti quello di Josko Gvardiol, originariamente un difensore centrale che ora accompagna le azioni offensive fino al limite dell'area di rigore, zona del campo dalla quale può impensierire il portiere avversario con delle doti in fase di conclusione.
Dall'altra parte del campo opera in modo analogo Kyle Walker, trasformato dall'essere un tradizionale terzino di spinta ad un difensore in grado di fare il braccetto e di costruire il gioco dalle zone centrali del campo. Con alle spalle della difesa Ederson, uno dei migliori interpreti nel ruolo con i piedi, fresco di un assist nella partita di sabato contro il Brentford, un giocatore che sta trovando sempre più spazio nei ranghi del Manchester City è Rico Lewis. Classe 2004, con Guardiola in panchina ha giocato da braccetto, da terzino a destra e sinistra, in mediana e sulla trequarti, mettendo in mostra gamba, ottime doti difensive e grande creatività con il pallone tra i piedi: un giocatore in grado di impattare la partita sui tre livelli del campo e giocare a 'tuttocampo', come nei migliori sogni del tecnico spagnolo.
UN CENTROCAMPO DOMINANTE, UN FRONTE OFFENSIVO COMPLETO
Tornato a casa negli ultimi giorni di mercato Ilkay Gundogan, fedele scudiero di Guardiola e anima tecnica e mentale del Manchester City per numerose stagioni, il City, almeno formalmente, impiega un centrale di centrocampo a connettere i quattro difensori ai quattro giocatori offensivi alle spalle di Haaland nel 4-1-4-1, oppure due nel 3-2-4-1.
Con l'infortunio di Rodri, un titolare inamovibile di questo inizio di stagione è stato l'ex nerazzurro Mateo Kovacic. Nonostante contro l'Inter sia possibile l'impiego del centrocampista spagnolo, reduce dal ritorno in campo nello scorso weekend contro il Brentford, Kovacic possiede delle caratteristiche molto importanti per il gioco del City: il centrocampista croato da sempre fa del baricentro basso uno dei suoi punti di forza, è rapido in progressione e svolge un ottimo lavoro nel saltare il suo diretto marcatore con il minor numero di tocchi quando riceve palla, regalando alle manovre del City dinamicità.
In un eventuale 3-2-4-1, come nel resto delle partite giocate in questa stagione con due giocatori in mediana, a far compagnia a Kovacic o Rodri potrebbero agire Lewis o Stones. I 'Citizens' non hanno uno specialista particolare designato alla fase di costruzione, semplicemente perché viste le caratteristiche degli interpreti in campo, tutti nel corso della partita, a rotazione, partecipano a questa fase.
Tutto il lavoro svolto nella prima metà del campo, serve per nutrire linfa alla linea a quattro schierata alle spalle di Haaland, ormai un classico di Guardiola a livello di assetto da due stagioni a questa parte. Qui le soluzioni sono infinite: se da una parte due presenze fisse sono Kevin De Bruyne e Bernardo Silva, con il primo impegnato alla distribuzione del pallone su tutti i fronti del campo ed il secondo dotato di abilità rare nella conduzione del pallone nello stretto e nella capacità di saltare l'uomo, sugli esterni il tecnico spagnolo può contare sul nuovo innesto Savio. Arrivato dal Troyes dopo un'ottima stagione al Girona, in campo occupa il ruolo che fu di Mahrez, dunque volto alla creazione del gioco dall'out di sinistra e all'accentramento con potenziale conclusione. Phil Foden, incoronato miglior giocatore della passata Premier League e al rientro da un infortunio, può essere impiegato in ogni posizione della linea a quattro, così come Matheus Nunes. Sull'out di destra Guardiola, in base allo studio dell'avversario alterna due pedine dalle caratteristiche completamente opposte: Jeremy Doku, estremamente rapido, che gioca con i piedi sulla linea laterale e fa del dribbling la sua qualità migliore e Jack Grealish, che nel fronte offensivo muove il pallone a velocità estrema, rallenta l'azione e permette di aprire spazi, proponendo un tipo di gioco che risulta efficace specialmente contro le difese schierate e i blocchi bassi.
La vera forza di questa linea a quattro risiede nel fatto che, nonostante i giocatori abbiano punti di forza differenti, tutti sanno fare tutto e risultano tanto efficaci nella costruzione del gioco, nell'ultimo passaggio e nei cross, quanto in fase di conclusione.
I NUMERI DELL'ATTACCO
La macchina del Manchester City costruisce e macina gioco al fine di centralizzare le proprie manovre su Erling Haaland. 52 gol nella sua prima stagione con il City, 38 nella seconda, autore di 9 gol nelle prime quattro partite stagionali di Premier League e detentore del dato più alto nei top cinque campionati europei per expected goals creati con 4.8. Haaland è il punto di riferimento offensivo del City, un giocatore dotato di una pulizia inaudita in fase di conclusione, che sia di destro, sinistro, di testa, di potenza o di precisione.
Un perno di centonovantacinque centimetri per quasi novanta chili in grado di superare i trentasei chilometri orari, Haaland naviga sulla linea del fuorigioco per attaccare la profondità approfittando dei passaggi filtranti ed è allo stesso tempo una presenza dominante in area di rigore con un fiuto del gol estremamente raro.