Il cordoglio di FC Internazionale Milano per la scomparsa di Mauro Bellugi



Società

20 feb 2021
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La sua forza e il suo spirito combattivo l’hanno accompagnato sul campo e nella vita, anche quando ha deciso di combattere la battaglia più difficile, oggi ci lascia un grande uomo, un grande calciatore, un grande interista


Se il calcio è così amato è perché quando le storie del campo diventano storie di vita i calciatori non sono solo campioni ma degli esempi. Mauro Bellugi per il calcio e per l’Inter è stato questo: un combattente, un compagno di squadra fedele, un avversario stimato.

Quella dell'Inter per l’ex difensore è stata una chiamata del destino, una proposta impossibile da rifiutare, un incontro che gli ha cambiato la vita e che l’ha reso interista per sempre.

Nel settore giovanile nerazzurro giocava da mezz’ala segnando anche diversi gol, poi nel 1969 arrivò la chiamata in Prima Squadra e l’incontro con Herrera: il suo compito era diventato quello di difendere la porta, a tutti i costi. Davanti c’erano grandi campioni e amici, Suarez, Corso, Boninsegna, Mazzola...ma un gol Bellugi lo fece, una firma che rimase indimenticabile contro il Borussia Mönchengladbach, nell'andata degli ottavi di finale della Coppa dei Campioni 1971/1972:

“Ai tempi non era facile per un difensore superare la metà campo. Il mio compito era difendere, al gol pensavano gli attaccanti. Non mi ricordo neanche perché mi trovato lì. È arrivato quel pallone al limite dell'area, ho calciato d'istinto e sono venuti subito tutti ad abbracciarmi. Fu un istante, non avevo neppure capito cosa fosse successo".

Tra i momenti più belli delle sue 137 presenze in nerazzurro dal 1969 al 1974 anche la conquista dello Scudetto del 1970/71, un trofeo rincorso e conquistato con tutta la grinta che ha sempre contraddistinto il suo modo di giocare, il suo amore per il calcio e per la vita. Il suo spirito da guerriero l’ha accompagnato sempre, dalle battaglie per diventare “grande” a quelle più difficili che hanno caratterizzato l’ultimo periodo della sua vita. Aveva compiuto 71 anni il 7 febbraio e fino all’ultimo ha voluto lasciare al mondo un messaggio di forza e di speranza, ha raccontato il bello del calcio e della vita, quella per cui vale la pena lottare ed è stato ripagato dall’abbraccio di tutti, dei suoi tifosi, dei compagni, degli avversari e delle persone che hanno riconosciuto in lui quell’esempio di vita che oggi più che mai diventa prezioso.

Nella sua storia c’è forza, determinazione, allegria, amore e speranza.

Ciao Mauro.


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