Inter Calling speciale #Timeless2010 con Chivu e Cordoba



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20 mag 2020
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I due campioni del Triplete hanno raccontato aneddoti e retroscena dell’incredibile stagione 2009/10


MILANO – Le tappe fondamentale, da Kiev a Londra, gli allenamenti sempre al massimo dell’agonismo, la battaglia contro la Roma in finale di Coppa Italia, la corsa per lo scudetto e la notte di Madrid. Sono tanti i tasselli che hanno composto la stagione 2009/10, Chivu e Cordoba li hanno ripercorsi nella puntata di Inter Calling speciale #Timeless2010.

Il primo è l’inizio della stagione e gli innesti arrivati dal mercato, come ha ricordato Chivu: “Chi è arrivato quell’estate ha dato qualcosa alla squadra, poi abbiamo trovato giocatori importanti come Milito e Samuel Eto’o. Già in Supercoppa anche se abbiamo perso abbiamo fatto una buona partita, soprattutto nel secondo tempo si sono visti i segni di una squadra forte”.

Per Cordoba tra le tappe fondamentali c’è quella di Kiev: “Quella partita è stata importantissima e racconta un po’ il carattere di quella squadra, quello di non arrendersi mai e cercare il risultato fino alla fine, con giocatori che cercavano sempre di dare tutto”.

Lottare contro tutto e tutti, anche contro l’infortunio di Verona: “Ci allenavamo tantissimo per farci trovare pronti la domenica e Mourinho ci ha stimolato anche a livello mentale per farci capire che potevamo vincere contro chiunque poi avevamo l’umiltà e la voglia di fare bene. Abbiamo fatto una grande stagione. Il mio infortunio? Vista la gravità i dubbi li avevo anche io ma mi avevano assicurato che sarei tornato come prima, dipendeva da me se prima o dopo, nel frattempo ho sempre sentito i miei compagni vicino. Anche in questo Mourinho mi ha sempre stimolato per superare la paura e l’incertezza, già per Londra mi propose di partire con la squadra, ma mancava ancora un pochino. In Romania si dice che per conquistare qualcosa di importante c’è bisogno di un sacrificio, c’è anche una leggenda su questo e quando ero in terapia intensiva mia moglie mi disse che quello era stato il sacrificio e che avremmo vinto la Champions quella stagione e la presi per pazza”.

Il modulo e la determinazione, per Cordoba sono stati fondamentali: “Il 4-2-3-1 è stato determinante per le ultime partite, quando le squadre lasciavano qualche spiraglio l’Inter era pronta a fare male, si vede anche dalla partita contro il Barcellona, quella era la squadra più forte della storia ma noi eravamo consapevoli che potevano anche concedere qualcosa dietro e noi saremmo stati pronti a fare male e così è stato. Dal Chelsea, da quel modulo è partito un modo di giocare che è stato determinante”.

E poi il ritorno contro il Barcellona e gli aneddoti di Chivu: “A Barcellona dovevo partire dalla panchina e sapendo questo ho lasciato fare la preparazione prima a chi doveva partire dall’inizio, facevo un po’ il simpatico per allentare un po’ la tensione e quando sono usciti tutti mi sono messo sul lettino e lì mi dissero di mettermi le scarpe e di fare riscaldamento perché sarei entrato e feci il riscaldamento da solo. Quando ero lì Mourinho mi disse che sarei partito alto a sinistra, un quinto aggiunto per badare a Dani Alves, io gli risposi che avrei fatto tutto perché sapevo di avere con me compagni disposti a dare tutto. Poi quando venne espulso Thiago Motta andai a fare il mediano insieme a Cambiasso davanti alla difesa, in vita mia non avevo mai sentito una trance agonistica così forte perché sapevamo che sarebbe stata dura, figurati in 10 ma abbiamo saputo mantenere tutti una concentrazione altissima”.

Tra le battaglie più accese quella in Campionato a distanza e in finale di Coppa Italia contro la Roma: “Quando la Roma ci aveva superati ci siamo detti che non dovevamo più sbagliare niente – ricorda Cordoba -  poi quando è finita la partita della Roma contro la Sampdoria ci siamo detti che non ci avrebbe fermato più nessuno e così è stato, tutto il lavoro fatto e la voglia di vincere ci ha spinti dove siamo arrivati. Anche la finale di Coppa Italia è stata una battaglia fino alla fine”.

Una lotta che ha raccontato anche Chivu: “Sapevamo che la finale di Coppa Italia non sarebbe stata facile, la Roma voleva farci sentire il suo agonismo, noi volevamo vincere tutto, non volevamo sacrificare quella Coppa, quello che la Roma non sapeva è che noi ogni giorno ci allenavamo con quella tenacia, forza e agonismo con cui loro volevano batterci”.

Infine la notte di Madrid: “Dopo più di 10 anni all’Inter realizzare di aver fatto qualcosa di così incredibile sembra un sogno – ha raccontato Cordoba - poche squadre al mondo sono riuscite a conquistare il Triplete, poi il ritorno a San Siro, l’alba, lo stadio strapieno sono stati momenti indimenticabili”.

Una gara preparata da tutta una stagione, un sogno anche per Chivu: “Noi ci siamo preparati tutta la stagione per la finale di Champions, all’intervallo Mourinho ci disse che stavamo giocando troppo bene e che il Bayern così ne avrebbe approfittato in ripartenza ma siamo riusciti a gestire in maniera perfetta quello che era il nostro sogno. All’inizio eravamo contenti di aver vinto una finale di Champions, poi solo qualche minuto dopo il fischio finale abbiamo realizzato veramente di aver conquistato il Triplete”.


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