Il più grande avversario, ciao Diego.



Società

25 nov 2020
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Il cordoglio di FC Internazionale Milano per la scomparsa di Diego Armando Maradona


Ricordare, rievocare, riguardare, ammirare. Ora non resta che questo. Aggrapparsi ai video, alle foto, alle videocassette di quegli anni e andare a rivedere quelle sfide, andare a osservare, per la centesima, forse millesima volta, quello che quel piede divino sapeva tradurre sul campo.

Diego Armando Maradona non c'è più, è morto, in Argentina, a 60 anni. Al mondo del calcio piace sempre far classifiche, paragonare, mettere in competizione calciatori di epoche differenti. Il più grande, chi sarà mai? Nessuno avrà mai la risposta, e poco importa. Di sicuro Maradona era diverso, per molti divino, per tutti un avversario tanto temibile quanto affascinante da affrontare.

Incantava con il suo sinistro. E non è necessario dilungarsi sulle sue abilità calcistiche. Trascinava, capopopolo, con le sue azioni, le sue invenzioni. Campione del Mondo con l'Argentina nel 1986, edizione in cui disegnò "el gol del siglo". Ma, soprattutto, i due Scudetti con il Napoli. Un'impresa mai riuscita a nessuno, né prima né dopo, quella di trascinare la squadra partenopea sul tetto d'Italia. Quegli anni, quei fantastici anni del calcio italiano, sono lì, da riguardare e ristudiare: dal 1984 al 1991 la Serie A era il campionato in cui giocava Diego Armando Maradona.

E vinceva, due Scudetti appunto, ma non sempre. Perché Diego è stato nostro fiero avversario per anni, in battaglie vere e proprie, corrette ma profonde, per la conquista del tricolore. L'Inter dei record, quel 1989 magico, la squadra di Trapattoni trascinata da Matthäus: fotogrammi di una sfida tra numeri 10 totale. Classe, forza, invenzioni e strappi, una rivalità sana, bella, straordinaria e appassionante. C'è una foto, scattata il 28 maggio 1989, che ritrae Lothar Matthäus che corre, libero e felice, dopo aver segnato la punizione vincente in Inter-Napoli 2-1, la partita scudetto.

Diego Maradona lo guarda, truce ma fiero: sa di aver perso, riconosce la sconfitta, ma progetta già, in quel momento, la rivincita. Quella dello Scudetto successivo, nel 1990. Una sfida infinita, replicata nella finale Mondiale di Italia '90. "Il miglior avversario che abbia avuto in tutta la mia carriera, credo che basti questo per definirlo": così Diego su Lothar, a testimonianza di una contesa tra campioni.

Far sembrare semplici cose impossibili è una dote che Maradona aveva, innata. Ed è anche per questo che il mondo del calcio lo ha sempre amato in maniera incondizionata, in una venerazione pari solo alla sua straordinaria eccezionalità.

Il mondo del calcio, da oggi, sarà diverso. Perché riguardare, ricordare, rievocare comporterà non solo malinconia, ma anche una tristezza intima e sorda, uguale a tutti gli appassionati di questo gioco splendido, reso luminoso dal genio di un giocatore unico.

FC Internazionale Milano, il suo presidente Steven Zhang, il Vice President Javier Zanetti, gli Amministratori Delegati Alessandro Antonello e Beppe Marotta, l'allenatore Antonio Conte e il suo staff, i calciatori e tutto il mondo Inter, assieme ai tifosi in tutto il mondo, si uniscono al cordoglio per la scomparsa di Diego Armando Maradona e, nel ricordarlo, abbracciano i suoi familiari.


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