Inter - Milan 1 - 2, match review
Squadra
— 18 ott 2020Gli highlights e l'analisi tattico-statistica del match di San Siro
MILANO - Difficile da digerire. Normale, perché è un derby. E poi perché non lo perdevamo, in Serie A, dal gennaio 2016. E anche quando siamo andati sotto di due gol dopo un quarto d'ora, sotto sotto sapevamo che con carattere, coraggio e tanto sudore avremmo potuto rimontare, come nello scorso febbraio. Non è andata bene, questa volta. Ma le occasioni, i tiri, i pali sfiorati, le parate, l'assedio finale, tutto, parla di un'Inter che non meritava la sconfitta, di una squadra che non si è arresa fino al 96', di un gruppo che dà sempre tutto, fino in fondo.
Il Milan ha impostato un piano partita molto chiaro: appoggiarsi a Ibrahimovic e correre alle spalle dei centrocampisti nerazzurri con vere e proprie ripartenze che avevano, come faro appunto, lo svedese. Leao ha sfondato sfruttando la sua velocità, l'Inter è dovuta rinculare con costanza in un avvio di gara che ha segnato il match, con i due gol di Ibrahimovic.
La squadra di Conte però non ha mai sconfessato il suo credo: costruzione di gioco, forte pressione sulle fasce, scambi stretti tra i centravanti che hanno avuto spesso la meglio rispetto ai centrali del Milan, in costante affanno nel tamponare la sapienza di gioco dei due nerazzurri anche spalle alla porta. In questo canovaccio si erge la prova di Lukaku: totale, a tutto campo, con una devozione totale alla causa interista. Non ha risparmiato nemmeno una stilla di energia, sommando 8 conclusioni, 3 occasioni create, un gol, 15 duelli. Fino al recupero il belga ha provato a raddrizzare il match: non ci è riuscito ma ha fatto vedere cose importanti anche nella continua ricerca del dialogo con Lautaro.
L'Inter ha giocato più del Milan: 55% di possesso,19 tiri contro gli 11 dei rossoneri, ha coinvolto con contuinità Hakimi, catalizzatore di molte azioni d'attacco (50 passaggi e 5 cross, oltre ad un gol sfiorato in tuffo). Il gioco è passato meno dai piedi dei centrali di centrocampo: Vidal ha recuperato 7 palloni, Barella si è speso fino alla fine con 12,5 chilometri percorsi, almeno 1 km in più degli altri in campo. Ha agito da incursore, in un paio di occasioni ha costruito conclusioni pericolose, in generale ha alimentato in continuazione le azioni offensive dell'Inter a suon di recuperi e corse.
Di questo derby ci portiamo - oltre al record di rigori parati in Serie A da Handanovic - la capacità di questa squadra di non venire mai meno ai propri propositi: costruire, avere un'identità, non mollare.