Inter - Shakhtar Donetsk 5 - 0, match review
Squadra
— 18 ago 2020Gli highlights e l'analisi tattica della vittoria nerazzurra nella semifinale di Europa League
A caldo l'abbiamo raccontata come un incontro di scherma, una guardinga attesa prima della stoccata decisiva, trasformatosi poi in un incontro di pugilato, chiuso con un knockout. A freddo, ripensando, rivivendo, analizzando il 5-0 nella semifinale di Europa League contro lo Shakhtar Donetsk, ci rendiamo conto della portata della vittoria: di come è nata e maturata, dei contorni tattici e statistici che ha avuto. Di quanto l'Inter abbia meritato di vincere e di volare in finale.
Lo Shakhtar ha proposto un piano di gioco chiaro: evitare la pressione alta, lasciare ad Handanovic, Godin e in generale a tutto il pacchetto arretrato nerazzurro metri e spazio per costruire. Una scelta deliberata, per non scoprire la difesa e non lasciare i due centrali nell'uno contro uno con Lautaro e Lukaku. Una scelta che non ha pagato. Lo Shakhtar, così facendo, si è tolto la possibilità di cercare un recupero alto della palla, situazione che invece l'Inter ha sfruttato scientificamente: almeno 3 dei 5 gol nerazzurri sono nati così.
Sì, perché lo Shakhtar ha voluto tenere tanto il pallone, ma poi lo ha perso nei momenti fatali, sulla trequarti nerazzurra. Lì, l'Inter ha affondato i colpi al momento giusto, con assalti portati da un Nicolò Barella scatenato, da un Lautaro lottatore e ispiratissimo, e in generale da tutti i ragazzi di Mister Conte.
Uno: il tabellino dei tiri nello specchio della porta da parte dello Shakhtar Donetsk indica una sola conclusione, domata da Handanovic. Poteva essere l'1-1, si è dimostrato in fin dei conti il battito d'ali che ha provocato il tornado nerazzurro nella metà campo degli ucraini. E da 1-0 si è passati, colpo dopo colpo, al 5-0. 12 tiri, 9 nello specchio, 5 gol: l'efficienza nerazzurra è racchiusa in questi dati.
C'è un dato esaltante, nella prova totale di Nicolò Barella: 11 possessi guadagnati. Una ricerca quasi ossessiva della palla rubata, un motorino sempre acceso pronto a trasformare l'azione difensiva in offensiva. Il manifesto sul primo gol: palla recuperata e assist al bacio per Lautaro. Una generosità che può sfociare in qualche pallone perso o in qualche pallone sbagliato, ma tutte le giocate del centrocampista sardo sono arrivate con una vocazione offensiva: 22 palloni giocati nella metà campo avversaria e 3 cross confezionati.
A giovarne, Lautaro Martinez. Moto perpetuo, spina nel fianco. Il gol di testa ha aperto la partita, in uno dei suoi classici gol nei primi trenta minuti di gioco - il primo in questa Europa League. Lautaro non si è fermato: ha calciato 4 volte, sempre nello specchio della porta. Ha fulminato Pyatov con un destro da fuori area, marchio di fabbrica. Ha servito un assist prelibato a Lukaku per il 4-0. La loro prova è stata complementare, funzionale, ben riuscita. Lukaku ha trovato una doppietta che lo porta a quota 33 in stagione.
Infine, prima di buttarci con la testa alla finale con il Siviglia, una menzione per Danilo D'Ambrosio. Quinto gol stagionale per lui, autore di una prova ricchissima di duelli (14). Il suo contributo non è solo offensivo, ma anche difensivo e anche in questa occasione ha aiutato la retroguardia a chiudere con un clean sheet: Godin - quello che ha giocato più palloni -, de Vrij - colui che ha vinto più duelli - e Bastoni -ottimo come sempre in impostazione, hanno disegnato un'altra prova da incorniciare.