Inter Hall of Fame: Giacinto Facchetti
Squadra
— 11 mag 2019Ora anche il nostro eterno numero 3 entra ufficialmente tra le leggende immortali nerazzurre
MILANO - Giacinto Facchetti fa il suo ingresso nella Hall of Fame di FC Internazionale Milano. Dopo che nel 2018 le prime quattro leggende nerazzurre ad essere entrate nella prestigiosa Hall of Fame nerazzurra erano state Walter Zenga, Javier Zanetti, Lothar Matthäus e Ronaldo, ora Facchetti fa il suo ingresso con Francesco Toldo, Dejan Stankovic e Giuseppe Meazza. Di seguito un ritratto del nostro eterno numero 3, indimenticabile bandiera interista.
Il rischio, se così si può dire, è quello di ricordarlo e dipingerlo soprattutto per le sue doti umane. Che sono state straordinarie, uniche. Descritte bene da una frase di Dino Zoff, uno che usava pochissime parole ma ben definite: 'Un uomo trasparente e riconoscibile'. Un modello di sportività, una stella fissata nel firmamento nerazzurro e che splenderà sempre, guidando la rotta di chi è interista. Ma Giacinto Facchetti è stato anche un fuoriclasse meraviglioso sul campo da calcio. Innovatore e precursore, moderno già negli anni Sessanta quando reinventò l'interpretazione del ruolo di terzino. C'era chi, come Gianni Brera, lo promuoveva come possibile centravanti. Così alto, forte, statuario e veloce, poteva in realtà occupare tutti i ruoli.
Nella stagione '66-'67 segnò dieci gol, record - senza rigori - per un difensore. Tra i 75 gol realizzati con la maglia nerazzurra resta nella memoria di tutti e nell'iconografia calcistica il bolide con cui bucò il portiere del Liverpool, nella storica rimonta in semifinale di Coppa dei Campioni che spalancò le porte alla finale con il Benfica, poi vinta. Ecco, i trofei. Quattro scudetti, due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali, una Coppa Italia. Nel '68 trascinò l'Italia alla conquista dell'Europeo. Un altro numero per dipingerlo alla perfezione: oltre 700 partite in carriera e una sola espulsione, nel '75, quando applaudì l'arbitro che lo aveva appena ammonito. Uscì dal campo con la standing ovation di San Siro.
Il legame con i nostri colori è stato unico e indissolubile: tutta la carriera da calciatore, poi quella da dirigente e infine presidente. Integrità morale, onore, lealtà sportiva: Giacinto Facchetti, il 'Cipe', come lo chiamavano tutti dopo la storpiatura di Herrera, è stato il nostro numero 3 e lo sarà per sempre.
"Vedendo Giacinto entrare nella Hall of Fame nerazzurra, ci immaginiamo la prima volta in cui mise piede nella sede dell'Inter, all'epoca in via Larga per firmare il contratto che lo avrebbe legato a vita al 'biscione', inizio di una storia piena di emozioni e giorni belli - ha commentato il figlio Gianfelice -. Insieme al 'Cipe' si rivedono i compagni di viaggio, l'Armando, il Mago, un Angelo come presidente, gli avversari di partite epiche. Ci siamo immaginati un armadietto di spogliatoio con dentro tutto: scarpe, tuta, magliette e una lettera firmata Giuseppe Meazza. Tutto è cominciato lì, tutto è ancora presente: forza Inter!"