Zanetti: "Fiero della storia dell'Inter"



Società

7 mag 2018
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Ospite al Volvo Studio per il Vision 2020 Talks, il vice president è stato intervistato da Beppe Severgnini. Ecco le sue dichiarazioni


MILANO - Direttamente dal Volvo Studio, salotto di Volvo nel centro di Milano, Official Car Partner dell'Inter, il vice president Javier Zanetti è stato intervistato da Beppe Severgnini.

La carriera, i momenti più belli e quelli meno belli, aneddoti speciali e tante curiosità: diversi i temi toccati nel corso della chiacchierata durata poco più di un'ora.

"Sono cresciuto con il calcio, il primo regalo che ho ricevuto è stato un pallone - comincia Zanetti -. Dentro di me ho sempre sentito la passione per il calcio, anche se lavoravo con mio padre che faceva il muratore. Una volta mi ha chiesto cosa volessi fare da grande, gli dissi il calciatore. Mi ha detto: "Vai, ce la farai". Da quel momento ho avuto una spinta enorme, detto da mio padre ha avuto un significato fondamentale. Poi ho iniziato a giocare in un'altra squadra e ho conosciuto Paula, che però era piccolissima quando ci siamo fidanzati, ed era la figlia del presidente della squadra. Eravamo fidanzati di nascosto".

"Una persona che ha cambiato la mia vita? Direi i due allenatori che ho avuto al Banfield. Hanno avuto fiducia in me che ero giovane, mi dicevano: "tu hai la personalità per giocare in Serie A". Potevano comprare un giocatore più esperto ma hanno scelto di tenere me perché si fidavano di me".

"Contro il Boca per la prima volta feci una partita straordinaria, sono quelle partite in cui ti esce tutto. La partita finì 1-1, c'era anche Julio Cruz che poi è venuto all'Inter. Dopo la partita per tornare a casa ho preso il pullman con mio padre e il migliore amico, la gente mi aveva riconosciuto, poi sono stato invitato per la prima volta in un programma televisivo. Il giorno dopo ho trovato tutte le telecamere fuori casa. Quella partita è stata la vetrina che mi ha aperto tante strade".

"I dirigenti dell'Inter vennero in Argentina per comprare Rambert. Moratti e il figlio, chiamarono per far comprare anche me: "Va bene prendere Rambert ma vogliamo il numero 4". Per me era strano passare dal Banfield all'Inter, quando mi è arrivata la chiamata non ci potevo credere. Mi sono confrontato con Paula, questa decisione ci cambiava la vita. Lasciare l'Argentina era una sfida per entrambi. Ho pensato che era la mia grande opportunità, si stava realizzando ciò che avevo sempre sognato. Cambiare paese, anche per i miei genitori, non era così semplice. Senza i miei genitori avrei sofferto tantissimo, sono stati molto importanti per me. La cosa più bella che è successa è stata quella di poter dire loro: "State tranquilli, smettete di lavorare". Non c'è cosa più bella per un figlio".

"Io e Paula siamo cresciuti insieme, abbiamo vissuto e superato tanti ostacoli insieme. Lei è sempre stata al mio fianco. È una donna semplice, umile. Per me questi valori sono fondamentali. Arrivare a casa dopo una sconfitta e aver trovato una donna così che ti dà calma e tranquillità è stato importante. È stata determinante in tutti i passaggi fondamentali della mia carriera. Mi ha dato tre figli meravigliosi. Il più piccolo calciatore? Se questa sarà la sua passione io lo accompagnerò e lo supporterò in qualsiasi momento. Tutti e tre i miei figli fanno la cosa che li rende più felici, questa è la cosa più importante".

"La mia prima partita contro il Vicenza è stata indimenticabile. La vittoria della Coppa Uefa nel 98 è stata una notte magica. Madrid? Non ho mai visto i tifosi dell'Inter così felici. Ho in mente due momenti: riscaldamento, curva piena, lì ognuno di noi pensava: "Non possiamo deludere questa gente". A fine partita i festeggiamenti, ho visto le immagini del Duomo strapieno, così come San Siro poche ore dopo. Vedere gli interisti felici è stata la cosa più bella. Voleva dire firmare un traguardo indimenticabile per tutti noi e rimarrà sempre così. Le sofferenze e le difficoltà che abbiamo attraversato ci hanno reso più forti per preparare tutto quello che è arrivato dopo. Anche nei momenti più difficili per gli interisti io ero più fiero di essere interista, perché io sapevo che il nostro momento stava per arrivare. Il Real Madrid mi ha cercato, ma io e Paula abbiamo messo sulla bilancia le due ipotesi: se rimanere o andare via senza lasciare un segno all'Inter".

"Il giocatore più forte con cui ho giocato? Ronaldo e Messi, due fenomeni. Contro? Giggs, Maldini e Kakà sono stati giocatori difficili da marcare. Quaresma in allenamento era devastante, però poi in partita non riusciva a dare tutto, ora ha ripreso bene. Un giocatore da tenere? Forse Simeone che in quel momento è dovuto andare via, ma forse potevamo tenerlo ancora".

"Brozovic? Ha avuto una reazione da grande giocatore, dopo qualche difficoltà non era semplice tornare ai livelli che sta dimostrando. Siamo contenti che li possa esperimere, ne sta beneficiando anche la squadra".

"Un ritratto di Moratti? Un padre. È stato il primo ad accogliermi nella sua famiglia, perché l'Inter è la sua famiglia. Mi ha accompagnato in tanti momenti, lo ringrazierò sempre per aver pensato non al calciatore ma alla persona".

"Con Cuper è iniziato il nostro cambiamento, per poi arrivare a Mancini e a ciò che abbiamo vinto. Con noi Cuper ha fatto un grandissimo lavoro, abbiamo lottato tantissimo in tutte le partite. Io andavo d'accordo con tutti, ho sempre rispettato le scelte di tutti. Per me la squadra è sempre stata la cosa più importante".

"Abbiamo vissuto e superato dei momenti difficili, ma non solo noi, tutta la famiglia del calcio italiano. Abbiamo dimostrato di essere più forti e di vincere nonostante certe cose. Dico solo questo: ognuno ha la sua storia e io sono fiero della storia dell'Inter".

"Spalletti? È riuscito a creare un gruppo unito con giocatori funzionali, lui, lo staff e i ragazzi meritano di andare in Champions, stanno facendo un ottimo lavoro, al di là del momento difficile che abbiamo attraversato".

"I più simpatici? Taribo West, Maicon. Una volta Taribo ha invitato me, Zamorano e Cordoba a una sua messa. Un'altra volta è sparito, non lo sentivamo più. Un giorno è arrivato alla Pinetina con la sua tunica, gli abbiamo chiesto, "Dov'eri?", "Mi sono sposato" ci ha risposto. "Ma nel frattempo abbiamo giocato 4 partite. "Fratello, nel mio paese quando uno si sposa fa un mese di vacanza" mi rispose".

"Inter-Juventus? Abbiamo fatto una grande partita contro una grande squadra, purtroppo ci sono stati ancora una volta episodi che ci vedono danneggiati. Il calcio va avanti, non possiamo fare niente. È inutile fermarsi se questo va avanti".

"Cosa hai pensato quando ti sei ritirato? Ho pensato che finiva una tappa importantissima della mia vita, ho dato tutto. Adesso è iniziata un'altra tappa altrettanto importante, dove sto cercando di imparare una nuova professione. Anche in questo momento cercherò di portare in alto i valori dell'Inter".


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