Manicone: "La mia seconda pelle è la maglia nerazzurra"



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15 feb 2017
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Nuovo appuntamento su Inter Channel con Memorabilia: dalla Berretti alla prima squadra, fino ai ruoli nel Settore Giovanile


MILANO - L'ospite della nuova puntata di Memorabilia è Antonio Manicone, all'Inter dal novembre del 1992: "Forse mancava un giocatore con le mie caratteristiche anche se c'erano giocatori fortissimi come Sammer. Forse mancava qualcuno che desse un po' di equilibrio a tutta la squadra e quello ero io".

"Bagnoli costruiva le squadre sui giocatori che aveva, eravamo equilibrati, molto forti davanti e robusti dietro. Il mister diede tranquillità alla squadra e pian piano i valori sono venuti fuori".

"In squadra avevamo ragazzi stranieri, andavo d'accordo con tutti. Shalimov lo conoscevo dai tempi del Foggia di Zeman, uno dei più forti con cui abbia giocato: aveva qualità, quantità, tiro e intelligenza tattica".

"A trascinare la squadra in attacco era Ruben Sosa, molti giovani dovrebbero studiarselo e prendere esempio da lui. Era anche simpaticissimo, oltre che un bomber vero".

Antonio è cresciuto nelle giovanili dell'Inter: "Dopo aver giocato in provincia sono andato a giocare nella Berretti dell'Inter, pur continuando gli studi. Sono stato molto contento di questa scelta":

La stagione '93/'94 è forse la più strana della storia dell'Inter: "Ad un certo punto del campionato ci siamo concentrati solo sulla Coppa Uefa, Jonk e Bergkamp sono stati dei veri trascinatori. Il gol in casa contro il Borussia Dortmund non lo dimenticherò mai. Eravamo andati completamente in palla, rischiavamo di prendere il terzo gol. Per fortuna poi mi è uscita dal nulla quella cavalcata e da lì abbiamo passato il turno, con un mio gol veramente importante".

"Oggi è più complicato retrocedere, ai nostri tempi in un campionato da 18 squadre retrocedevano in 4 ed il livello era veramente più alto. Ti confrontavi con squadre come ad esempio il Genoa che aveva giocatori di livello internazionale".

Al ritorno all'Inter, la concorrenza era importante: "La concorrenza migliora il prodotto, vale nel mercato e nel calcio, chi ci guadagna è l'allenatore. Giocavamo a due in mezzo al campo, con Ince non c'era paragone onestamente":

Manicone, dopo aver militato nelle giovanili e giocato in prima squadra, ha lavorato anche nel Settore Giovanile: "La mia seconda pelle è la maglia nerazzurra. Ho allenato anche i giovani dell'Inter e di questo devo ringraziare Facchetti. È stato bello, cosa si può chiedere di più".

Alla Lazio, da vice di Petkovic, Manicone lavora con Antonio Candreva: "Un giocatore straordinario che per fortuna dell'Inter ora gioca in nerazzurro. Aveva già allora grandi potenzialità e alla Lazio ha acquisito alcune certezze. È un ragazzo che cerca di migliorare ogni giorno e merita quello sta ottenendo".


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